Reflusso: tisane naturali o farmaci antiacido? Il confronto tra rimedio tradizionale e terapia medica

Il reflusso gastroesofageo, chiamato anche “solo” reflusso, è un disturbo spesso avvertito in concomitanza con eventi abituali come i pasti, soprattutto se abbondanti, ma le cause possono derivare anche da altre condizioni, essendo un elemento comune ma da non sottovalutare.

La causa principale è unica, ma le condizioni che possono provocarla sono diverse; inoltre, può manifestarsi con una frequenza occasionale o cronica, quindi prolungata nel tempo. Per questo motivo, esistono vari rimedi, alcuni legati alla medicina tradizionale.

È quindi fondamentale comprendere le cause dirette del reflusso per individuare i rimedi più efficaci per curare questa vera e propria malattia, detta proprio del reflusso, che presenta sintomi specifici, i quali possono essere alleviati in diversi modi.

Cos’è la malattia da reflusso?

Disturbo molto diffuso, che colpisce oltre la metà della popolazione adulta almeno una volta all’anno, secondo le statistiche, si manifesta come una sensazione di acidità e bruciore che “risale” in direzione opposta al percorso naturale di cibi e bevande, interessando stomaco ed esofago.

È spesso associata a pasti pesanti e difficili da digerire, che causano un’eccessiva produzione di acidi, normalmente gestiti dal corpo in condizioni di salute. Tuttavia, se la produzione di acidi è eccessiva o l’organismo è compromesso, il disturbo può manifestarsi regolarmente, diventando anche cronico.

Tra i sintomi principali si riscontrano bruciore e acidità nella zona inferiore dello stomaco (detta anche “bocca dello stomaco”), che possono estendersi dietro lo sterno, raggiungendo anche altre zone del corpo. Altri sintomi includono difficoltà digestive, nausea e tosse.

Cause

La causa più comune è legata all’alimentazione: mangiare troppo e consumare cibi o bevande ricchi di elementi, fermentati, piccanti e con strutture elaborate rende la digestione più difficile. In condizioni normali, il reflusso scompare in poche ore, ma se si presenta costantemente è meglio valutare altri fattori.

La malattia da reflusso può essere sintomatica di problemi come l’ostruzione dello sfintere, totale o parziale (causata da malattie come l’aclasia esofagea), ma anche derivare da predisposizioni genetiche, fumo, consumo frequente di alcolici, disturbi legati a cambiamenti di abitudini, di temperatura e, in generale, a condizioni di stress.

Fattori come obesità, postura scorretta durante il riposo, gravidanza e diversi elementi ambientali possono influire. Se il disturbo si presenta in modo puntuale e cronico, è essenziale sottoporsi a uno o più esami, poiché possono insorgere altri disturbi che possono causare danni meno reversibili.

Come curare il reflusso?

Come detto, nella maggior parte dei casi si tratta di una sorta di iper-reazione del sistema digestivo, quindi è bene valutare modifiche alla dieta, integrando eventualmente tisane come quelle al finocchio, camomilla, tiglio e altre, poiché l’assunzione di liquidi unita a elementi antiossidanti può essere utile.

Evitare porzioni abbondanti e cibi particolarmente grassi, così come il consumo di caffè, che aumenta l’acidità, e bevande gassate. Importante anche la masticazione, che deve essere regolare e non frettolosa (la prima digestione avviene in bocca), e cercare di ridurre, per quanto possibile, le fonti di stress.

Questi sono alcuni dei principali rimedi o calmanti che possono essere utili per le condizioni più comuni di malattia da reflusso gastroesofageo, una condizione che, come detto, può presentarsi in vari casi ed è molto diffusa. Se la malattia è stata diagnosticata e non presenta altri disturbi collegati, possiamo ridurre o evitare l’assunzione di farmaci.

Gli altri rimedi

I farmaci sono molto diversificati e comprendono quelli che creano una barriera anti-acidità sulle pareti dello stomaco, riducendo gli effetti tipici dell’acidità, ma anche inibitori della pompa protonica, poiché il disturbo è spesso associato a una sorta di iper-reazione dello stomaco e delle parti collegate.

In caso di disturbi collegati, esistono anche interventi chirurgici, solitamente presi in considerazione in situazioni meno gravi ed evidenti, anche se non si tratta di interventi invasivi. Nella maggior parte dei casi, si opta per una combinazione tra il miglioramento del regime alimentare e l’uso di calmanti non aggressivi.

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